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Kendo

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Cos’è il Kendo>

Cos’è il Kendo #

ll Kendo è un’Arte Marziale nata in Giappone, ed il Samurai ne è stato per lungo tempo depositario. Nel primo affermarsi della Classe guerriera non vi era studio o pensiero del Ken Jutsu, ma solo la cruda tecnica dell’uccidere; il Samurai nella continua, dura pratica ha trovato qualcosa di più: “…ha trovato l’essenza della vita e della morte con i propri principi e ideali…” (M.Yabe).

Questo qualcosa può essere più chiaramente indicato dai seguenti pensieri ed aneddoti:

  • Il più alto esponente dello stile Yagyuryu (Yagyutajma No Kami), insegnò ai suoi allievi tutta la sua tecnica praticata; alla fine, disse loro che se volevano apprendere ancora qualcosa dovevano cercare nello Zen (vedi: D.T. Suzuki “Saggi sul buddismo Zen”): come dire che la tecnica è importante, ma più importante è la mente o pensiero.

  • E’ tradizione dire che: un principiante nel combattere usa il 90% di forza e 10% di cuore, un esperto il 50% di cuore, mentre un maestro il 20% di forza e 80% di cuore.

  • Il Kendo può insegnare non soltanto la tecnica (ed un allenamento fisico eccellente) ma anche il dominio del cuore, sempre inteso come spirito o animo; assistendo ad un combattimento tra due grandi Maestri, si può osservare che essi si attaccano e si difendono con la propria spada fino ai limiti; il loro combattimento non è fatica fisica, ma combattimento fra cuore e cuore, pensiero e pensiero. (M. Yabe)

IL KENDO

La pratica del Kendo inizia e termina con il saluto (Rei) che significa rispetto massimo per l’avversario, non è possibile usare un solo vocabolo nella traduzione, in quanto Rei vuole essere una espressione di rispetto e di considerazione al di là di ciò che la sola parola può esprimere.

Alcune considerazioni e domande frequenti:

Il Kendo è solo epressione di potenza atletica?

  • Noi sentiamo per il Dojo, per il Bogu, per lo Shinai e per tutto ciò che riguarda il Kendo una sorta di sacralità.

  • Il luogo di pratica (Dojo) è sacro.

  • Il Bogu o armatura, protegge il nostro corpo dandoci sicurezza ma una volta indossata “crea una sorta di cambiamento” in noi, per cui viene trattata con rispetto (come se avesse un’anima).

  • Lo Shinai, costruito con una canna di bambù, ha l’aspetto di un bastone ma noi lo sentiamo come una spada vera.

Il Kendo è violenza?

  • “…per chi vuole avanzare nel Kendo è molto importante il numero di volte che indossa il Men…"(M.Yabe). Un gran numero di allenamenti porta non solo ad un affinamento della tecnica e della postura ma sviluppa anche la sicurezza in se stessi e quindi la tranquillità dello spirito.

A cosa serve il Kendo?

  • Il Kendo per prima cosa sviluppa il fisico migliorando velocità, riflessi, controllo delle proprie azioni; contemporaneamente aumenta la capacità di concentrazione, acquistando decisione e personalità.

  • “…quando il praticante sarà in grado di affontare un combattimento, se vincerà avrà imparato qualcosa, se perderà avrà imparato ancora di più…” (M.Yabe)

EQUIPAGGIAMENTO - VESTIZIONE

L’uniforme consiste in una giacca (Keikogi o Uwagi) ed in un paio di larghi pantaloni (Hakama, di colore vario ma in genere blu); non indispensabile è la cintura (obi) allacciata con un nodo piatto dietro la schiena.

A ciò si aggiunge l’armatura (Bogu) costituita da una serie di protezioni per le zone del corpo rappresentanti il bersaglio dell’avversario.

La vestizione inizia con il Tare (sorta di cintura imbottita e variamente composta a protezione delle zone inguinali) che viene fissato a livello delle anche; si esegue una forte trazione sui Koshihimo, (o cinture d’anca) che vengono incrociati dietro, passati e fissati sotto la parte centrale del tare, o Odare; dopo il tare si indossa il Do, (rappresentato da una corazza a protezione dell’addome e dei fianchi) che viene fissato con delle cinghie (le piu’ lunghe) passate sopra le spalle, e le due più corte dietro la schiena.

Si indossa quindi il Tenugui (che ha lo scopo primario di fermare il sudore) avvolgendolo alla testa.

Si passa quindi al Men (costituito a da una maschera di metallo, Mengame, sul viso unito ad una imbottitura a protezione della testa e ad un prolungamento inferiore per la gola), fissandolo alla testa, dietro la nuca, con delle cinghie.

Per ultimi si indossano i guanti, Kote, a protezione del polso, iniziando con il sinistro… la vestizione è cosi completata.

LE ARMI DA ALLENAMENTO E COMBATTIMENTO

BOKUTO:

Bokuto o Bokken è un bastone di legno duro e robusto simulante una spada, ne mantiene infatti le caratteristiche più salienti, quali la curvatura (zori), il filo (ha) e la punta (kissahi); la “lama” è separata dal manico (tsuka) per mezzo di un’elsa di cuoio o plastica (tsuba).

Ne esistono due versioni: una lunga (o-dachi) ed una corta (ko-dachi), serve quasi esclusivamente per lo studio dei kata.

SHINAI:

lo Shinai è l’arma da allenamento per eccellenza (l’origine risale ai primi dell'800), è formata da quattro stecche di bambù tenute unita da un puntale (sakigawa) e da un manico di cuoio (tsukagawa) collegati da un filo (tsuru) che tradizionalmente indica il dorso della spada. All’interno del puntale si prova una piccola formazione simile ad un fungo (sakigomu) di caucciù che assembla in maniera ottimale le “lame”.

Tra il manico e la punta a circa un terzo della lunghezza, le stecche sono fissate allo tsuru da un legaccio (nakayui) che da un lato impedisce alle lame di “accartocciarsi” e dall’altro delimita la parte denominata dototsubu che rappresenta la parte valida per i colpi e le stoccate dello shinai. Sopra la tsuka è infilata l’elsa (tsuba) mantenuta in sede da un anello di caucciù (tsubadome).

Stante l’utilizzo frequente dell’attrezzo è bene che lo stesso sia sottoposto ad una accurata manutenzione; si provvederà a smontare e ad esaminare attentamente le stecche i cui bordi verranno ripassati con una lama o con carta vetrata in modo da renderle il piu’ possibile levigate.

Concetti chiave del Kendo>

Concetti chiave del Kendo #

Ki-Ken-Tai no Ichi

Letteralmente: Spirito-Spada-Corpo in una sola cosa.

Questo apparentemente semplice postulato richiede molti anni di diligente sforzo per impararlo.

Gan-Soku-Tan-Riki

Rappresentano i quattro elemnti chiave del kendo:

  • Gan(visione): abilita’ di “vedere” il tuo avversario, non solo come presenza fisica ma anche il suo carattere, i suoi sentimenti, le sue intenzioni

  • Soku(lavoro di piedi): inteso come movimento di corpo

  • Tan(coraggio,valore): l’attitudine e lo spirito debbono essere una cosa sola

  • Riki(potere): l’abilita’ per poter metter in pratica il ki-ken-tai no ichi per poter produrre attacchi poderosi associati ad una presenza fisica poderosa

Kyo Ku Gi Waku Le quattro cose che si debbono conquistare.

  • Kyo(sorpresa): non essere colto di sorpresa

  • Ku(paura): non lasciare che la paura dell’avversario o la paura di sbagliare abbiano il sopravvento

  • Gi(dubbio): non essere titubanti o entrare in azione con poco entusiasmo

  • Waku(confusione):non lasciare che la mente divaghi e sia preda della confusione

Seme

Letteralmente attaccare. Seme significa mettere pressione all’ avversario. Vi sono tre tipi di seme:

  • Ki o korosu: ossia rompere la volonta’ dell’avversario

  • Waza o korosu: annullare la tecnica dell’avversario, per esempio cambiando la distanza

  • Ken o korosu: annullare la spada dell’avversario, per esempio colpire la spada spostandola di lato

Datotsu no Kikai

Letteralmente opportunita’ di attacco. Le cinque opportunita’ più importanti sono:

  • Debana: quando l’attacco dell’avversario sta iniziando.

  • Waza ga owaru toki: quando l’attacco dell’avversario è terminato

  • Itsuka toki: quando l’avversario è posizionato osservando la respirazione ed i movimenti

  • Uketometa toki: dopo un blocco o dopo aver scansato un attacco

  • Matou-toki: quando l’avversario è insicuro.

Mittsu no Sen

Le tre categorie basiche del contrattacco:

  • Sen sen no sen: anticipando l’attacco dell’avversario ( come in debana waza)

  • Sen zen no sen: quando l’attacco dell’avversario è iniziato e può essere evitato (come in nuki waza)

  • Sen go no sen: quando l’attacco dell’avversario è iniziato ma puo essere contrattaccato con un blocco (come in suriage waza, kaeshi waza o uchi otoshi waza)

Maai

La distanza tra noi e l’avversario; l’ abilita’ per controllare questa distanza ed in particolare la capacita’ di applicare le tecniche a tale distanza.

E’ indicativa della maturità del kendoka. I tipi di maai sono:

  • Tou ma: distanza lunga (punte degli shinai distanti)

  • Issoku ittou no ma: la distanza nella quale si può attaccare l’avversario in un solo movimento (le punte degli shinai in tal caso sono leggermente incrociate)

  • Chika ma: distanza corta (le punte degli shinai sono profondamente incrociate)

Altri Concetti Fondamentali

Ci sono molti altri punti importanti nel kendo ed il fatto che siano posizionati nella parte terminale di questa tabella non significa che siano meno importanti, ma anzi la loro importanza è tale che risulta difficile elaborarli:

  • Kiai: più che un forte grido, kiai significa il mostare il proprio spirito e coraggio attraverso la voce

  • Zanshin: stato di allerta specialmente dopo aver completato un attacco

  • Kime: letteralmente decidere; kime significa attaccare senza titubanza e più importante, terminare l’attacco con rapidità di decisione e convinzione

  • Shisei: postura, posizione

  • Taisabaki: movimento del corpo

  • Kigurai: equilibrio

  • Kensen: presenza e potere nella punta della spada.

Il proposito di praticare Kendo>

Il proposito di praticare Kendo #

Il concetto di Kendo e’ disciplinare il carattere umano attraverso la pratica dei principi della Katana.

ll proposito di praticare Kendo è:

  • Modellare la mente ed il corpo

  • Coltivare uno spirito vigoroso

e attraverso una pratica corretta e rigorosa:

  • Sforzarsi di migliorare nell’arte del Kendo

  • Apprezzare la cortesia umana e l’onore

  • Relazionarsi con gli altri con sincerità

e perseguire sempre lo sviluppo dello stesso, così ognuno sarà capace di:

  • Amare il suo paese e la società

  • Contribuire allo sviluppo della cultura

  • Promuovere la pace e la prosperità tra tutte le persone.

“The concept of Kendo” fu stabilito dalla All Japan Kendo Federetion nel 1975

I dieci precetti del Kendo>

I dieci precetti del Kendo #

(todo)

Etichetta (Reigi)>

Etichetta (Reigi) #

L’etichetta è una parte estremamente importante nel kendo.

Le regole di base provengono dal sistema sociale giapponese, detto in forma più semplice l’etichetta del kendo si basa sul rispetto assoluto verso il Maestro, gli allievi più avanzati, la squadra ecc. In pratica ciò non è molto semplice, esiste una sorta di codice virtuale perciò ogni azione che non segue un comportamento conveniente, può essere considerata come segno di maleducazione in qualche caso come un insulto grave. Fortunatamente (o sfortunatamente secondo i punti di vista)questo non è il Giappone, qui le regole di condotta sociale sono molto meno rigide, ciononostante è essenziale conoscere le regole di base del dojo

ETICHETTA NEL DOJO

  • Mai essere cortesi in maniera casuale o distratta

  • Salutare all’entrata ed all’uscita dal dojo.

  • Salutare i compagni alla prima occasione in specialmodo il maestro.

  • Quando ci si rivolge agli istruttori utilizzare il titolo Sensei.

  • Ascoltare attentamente le istruzioni rispondere attentamente.

  • Osservare i compagni più avanzati e seguirne l’esempio

  • Non sedersi al termine del saluto, non lasciare il gruppo anticipatamente, al momento del saluto posizionarsi relativamente ai compagni più avanzati (il più anziano alla destra), al saluto allineare men e kote con le proprie ginocchia sulla stessa linea dei compagni avanzati.

  • Avere cura ed attenzione per i principianti.

  • Dentro il dojo mettersi seduti o in piedi correttamente, non appoggiarsi a niente e tantomeno allo shinai; non strisciare per correggere la distanza in seiza o sonkyo, ma mettersi in piedi e muoversi.

  • Al posizionarsi in seiza, appoggiare prima il ginocchio sinistro, alzandosi prima alzare il destro, non usare le mani per aiutarsi nel sedere o nell’alzarsi.

  • Evitare di camminare davanti al maestro o agli allievi seduti in seiza

  • Mostrare rispetto al sensei ed ai compagni di allenamento.

ETICHETTA IN RELAZIONE ALL’UNIFORME

  • Maneggiare sempre l’uniforme e l’armatura con cura, assicurarsi che siano sempre in ordine senza parti sciolte o penzolanti.

  • Maneggiare lo shinai rispettosamente, non appoggiarsi ad esso, non gettarlo per terra, né trascinarlo; assicurarsi che sia in perfette condizioni, libero da schegge e con lo tsuru e nakayuki ben posizionati.

  • Osservare keikogi e hakama con attenzione; assicurandosi che siano ben mantenuti ed in buone condizioni. Nel mettersi l’hakama prima inserire la gamba sinistra, nel toglierla prima uscire con la destra.

ETICHETTA DURANTE LA PRATICA

  • Praticando con compagni avanzati ringraziare sempre: ONEGAI SHIMASU all’inizio e ARIGATOU GOZAIMASHITA alla fine.

  • Pratica diligentemente, non sederti durante la pratica, non distrarti in conversazioni, non tralasciare l’opportunità di praticare con il sensei.

  • Non usare gioielli o orologi durante la pratica.

  • Eseguire ritsurei (saluto in piedi) e zarei (saluto seduto) correttamente. Non piegare né arcuare la schiena o il collo. Mantieni un poco l’inclinazione anteriore prima di ritornare nella posizione originale.

  • Per sguainare lo shinai: primo prendi la distanza, quindi effettua ritsurei verso l’avversario; porta la mano destra sul fianco ed effettua tre grandi passi verso l’avanti; sguaina lo shinai assumendo la guardia chuudan no kamae passando in posizione sonkyo; mantieni la schiena diritta lo sguardo verso l’avanti in ogni momento.

  • Per rinfoderare lo shinai: assumere la guardia chuudan no kamae in posizione sonkyo e rinfoderare lo shinai nella posizione originale al fianco sinistro. Passare in piede ed effettuare cinque piccoli passi indietro, rilassare il braccio sinistro lungo il fianco ed effettuare ritsu rei.

  • Mantenere la schiena diritta e lo sguardo verso lavanti in ogni momento.

Tecniche (Waza)>

Tecniche (Waza) #

Un buon kendo si basa sulle tecniche fondamentali. Il principiante deve concentrarsi sulle tecniche di base; tralasciare lo studio delle tecniche di base per saltare a quelle più avanzate, può creare cattive abitudini che risultano essere estremamente difficili da correggere. Anche il praticante avanzato deve costantemente ripassare le tecniche di base, in quanto ciò rappresenta il presupposto per la corretta esecuzione delle avanzate.

Tecniche di base>

Tecniche di base #

Ciò che segue è una sorta di sezione di apprendimento i cui dettagli debbono essere valutati dal proprio istruttore.

  • Kamae (postura): le cinque posture di base:

    • Chuudan no kamae - media

    • Joudan no kamae - alta sopra la testa

    • Gedan no kamae -bassa punta verso il suolo

    • Hasso no kamae - alla spalla destra

    • Wakigamae - alla natica destra

  • Ashi sabaki - (movimento dei piedi): le categorie di base del movimento dei piedi sono:

    • Okuri ashi - piede destro sempre avanti

    • Ayumi ashi - piede destro e sinistro avanti alternativamente

    • Hirakiashi - di lato a lato

  • Suburi - esercizio propedeutico consistente nell’eseguire colpi a vuoto coordinando i vari movimenti delle braccia e delle gambe

    • Tai atari - (colpire col corpo) - ossia azione in cui si urta col proprio corpo quello dell’avversario

    • Kirihaeshi - esercizio di base con attacchi ripetuti al men avversario

  • Kakari geiko - attacco di pratica

  • Ji geiko - pratica di attacco libero in cui conta non tanto fare il punto quanto combattere bene

  • Shiai geiko - pratica di torneo in cui conta fare il punto.

Tradizionalmente le azioni nel kendo si dividono in tecniche di attacco o offensive (shikake waza) e tecniche di contrattacco (ouji waza):

Shikake waza

  • Ippon uchi (tecnica in un solo colpo): men, do, kote, tsuki

  • Nidan waza, sandan waza (tecniche di due e tre colpi): kote/men, kote/dou, men/dou ecc

  • Harai waza (spazzare): harai/men, harai/kote

  • Debana waza (tecnica d’anticipo): debana/men debana/kote

  • Hiki waza (attaccare andando indietro): hiki/men, hiki/kote, hiki/dou

  • Katsugi waza (si porta la spada all’altezza della spalla sinistra con un rapido movimento, quando l’avversario fa un attacco, effettuitando a nostra volta l’attacco): katsugi/men, katsugi/kote, Katsugi/dou.

  • Maki waza: tecnica in cui si rompe il kamae avversario realizzando un piccolo movimento circolare col proprio shinai, attorno allo shinai avversario e continuando lanciando l’attacco.

  • Katate waza: tecnica ad una sola mano

Ouji waza

  • Suriage waza(tecnica in cui si para un colpo deviandolo con un movimento verso l’alto e si colpisce approffittando della posizione sbilanciata dell’avversario): men/suriage men, kote/suriage kote, kote/suriage men

  • Kaeshi waza(tecnica con cui si para il colpo dell’avversario e si porta l’attacco dalla parte opposta a quella della parata): men/kaeshi dou, men/kaeshi men, kote/kaeshi kote

  • Uchiotoshi waza(tecnica con cui si colpisce verso il basso lo shinai dell’avversario e si attacca approfittando della sua posizione sbilanciata): dou/uchiotoshi men

  • Nuki waza(tecnica con cui si induce l’avversario ad attaccare e si schiva il suo colpo): kote/nuki men, men/nuki men.

Kata (Forme)>

Kata (Forme) #

Il kendo come la maggior parte delle arti marziali giapponesi, dispone di propri kata. Ci sono 10 kata che si eseguono senza armatura: 7 con il bokutou ( spada lunga) e 3 con il kodachi (spada corta).

Vengono eseguiti da 2 kendokas:

UCHIDACHI (è il motodachi che inizia l’attacco ed è il kendoka più anziano dei due);

SHIDACHI (colui che contrattacca):

Nomi dei Kata Kodachino Kata
IPPONME IPPONME
NIHONME NIHONME
SANBONME SANBONME
YONHONME
GOHONME
ROPPONME
NANAHONME

VARIAZIONI NIHON KENDO-NO-KATA (traduzione di T.Kodama e L.Zago)

Generali:

  • Nel rei, dopo aver passato il bokuto nella mano sin, il braccio dx resta disteso con la mano sulla coscia dx a metà tra davanti e lato della stessa

  • Per andare in sonkyo, la chiusura del piede sin al 3 passo e l’estrazione avvengono contemporaneamente

  • Estrarre diagonalmente col filo della lama indirizzato al viso dell’avversario ad una altezza variabile tra tempia e collo dell’avversario

  • Incrociare i bokuto all’altezza del kissaki, estremità della lama

  • Tale incrocio viene mantenuto anche al termine di ogni Kata

  • Kamae-otoke, con il kissaki ad una altezza variabile tra i 3 e 6 cm sotto il ginocchio e leggermente al di fuori della figura dell’avversario

  • La prima articolazione del pollice sin all’altezza dell’ombelico

  • Il kensen indirizzato al mi-ken (punto tra i due occhi) o all’occhio sinistro

  • In chudan-no-kamae la distanza laterale tra i due piedi è di un piede, i piedi sono paralleli, lo stesso in morote-migi-jodan-no-kamae e gedan-no-kamae

  • In morote-hidari-jodan-no-kamae, hasso-no-kamae e waki-gamae il piede destro ha il tallone leggermente ruotato all’interno sulla stessa linea del piede sin ed il corpo naturalmente ruotato a destra.

Ippon-me

  • Uchi-tachi attacca con l’idea di tagliare all’altezza dello spazio fra le due mani che sostengono il bokuto e prosegue fino ad arrivare con il kensen a gedan

  • Uchi-tachi mantiene sempre lo sguardo agli occhi di Shi-tachi anche se il corpo resta leggermente inclinato in avanti in conseguenza dell’attacco

  • Dopo il contrattacco di Shi-tachi, Uchi-tachi indietreggia di due passi, il primo piccolo ed il secondo più grande così da trovarsi alla distanza corretta per il ritorno senza ulterioi spostamenti

Nihon-me

  • Nell’azione di nuki-kote, Shi-tachi deve scendere con il bokuto sino alla altezza di gedan

  • Spostamento laterale di Shi-tachi per tornare al centro anche di tre passi

Sanbon-me

  • Tsuki di Uchi-tachi mordibo senza violenza

  • Irezuki ni nayasu (ricezione e contrattacco) di Shi-tachi forte e compatto

  • Uchi-tachi nelle due azioni di difesa dal contrattacco, deve indirizzare il kensen alla gola di Shi-tachi

  • Durante in contrattacco di Shi-tachi, lo spirito di Uchi-tachi scende al 30%

Yohon-me

  • In waki-gamae non è la lunghezza del bokuto che viene nascosta all’avversario ma l’ipotetico obbiettivo che potremmo andare a colpire

  • In waki-gamae il kissaki è più basso della altezza che ha in gedan-no-kamae

  • In waki-gamae il dorso della mano dx è appoggiato al corpo ad una altezza più bassa delle anche e la sin è a un pugno di distanza dall’ombelico e leggermente a dx

  • I tre passi di avvicinamento sono normali, come negli altri kata si raggiunge la distanza issoku-itto-no-maai

  • Il movimento di attacco è continuo, ovvero non ci sono interruzioni tra il caricamento del bokuto sopra la testa e la discesa per colpire

  • Uchi-taki indietreggia di un passo per permettere ad entrambi il ritorno in chudan, ma la distanza che crea è di chika-ma

  • Nell’attacco di tsuki, al polmone dx di Shi-tachi, Uchi-tachi deve mantenere pressione sul bokuto del compagno (osae), questo fa sì che il proprio corpo ruoti leggermente a sin ed il busto si inclini in avanti, anche il kensen termina indirizzato leggermente verso il basso

  • Il ritorno al centro può essere eseguito anche in tre passi per non spezzare la postura.

Gohon-me

  • Shi-tachi controlla Uchi-tachi, che è in hidari-jodan-no-kamae indirizzando il kensen al polso sin del compagno e ruotando leggermente ed in maniera naturale il filo della lama cosi che risulti orientato verso il basso-sin.

  • Uchi-tachi attacca per colpire realmente la testa di Shi-tachi, che altrimenti non riuscirebbe a fare suriage, inoltre deve rilassare il braccio dx cosi che, subendo suriage, il suo corpo non venga anch’esso spostato lateralmente

  • Il suriage ed il contrattacco da parte di Shi-tachi, devono essere fatti in un unico movimento, icchi-byoshi

  • Durante il movimento indietro Shi-tachi indirizza per un attimo il kensen al mi-ken ed abbassa il tallone sin a terra per poi indietreggiare con il dx per assumere hidari-jodan-no-kamae

Roppon-me

  • Il suriage di Shi-tachi deve essere fatto eseguendo un movimento semicircolare (han-en) e colpendo il bokuto con lo shinogi

  • Durante lo zanshin di Shi-tachi, Uchi-tachi tiene il bokuto abbassato con il filo della lama orientato un po’ verso dx

Nanahon-me

  • Il ki-atari (tsuki) di Uchi-tachi è indirizzato allo sterno (kyo-bu)

  • Dopo ki-atari, eseguito avanzando di un piccolo passo Uchi-tachi ed invece indietreggiando Shi-tachi, ritornare in chudan-no-kamae alla distanza di issoku-itto-no-maai senza muovere i piedi

  • Il primo passo di Uchi-tachi per attaccare men deve essere piccolo

  • Shi-tachi colpisce do al secondo passo, ovvero con il piede sin in avanti, le dita del piede sin sono rivolte un po’ a sin verso Uchi-tachi

  • Al completamento dell’attacco di do, il bokuto deve essere il prolungamento del braccio dx con il kensen indirizzato a terra, immaginare di far scolare una goccia lungo la lama

  • Dopo l’attacco assumere waki-gamae ma l’altezza del kensen è più alta perché altrimenti toccherebbe terra

  • Durante la rotazione per tornare al centro i piedi devono essere sempre indirizzati al centro ed il piede sin fa dei passi più grandi del dx.

KO-DACHI-NO-KATA

Generale:

  • In kamae-otoke il kensen di Shi-tachi deve all’altezza di 3-6 cm sotto il ginocchio come con il bokuto, e sempre leggermente al di fuori della figura del compagno

  • In chudan-no-kamae la posizione di Shi-tachi è frontale come quella di Uchi-dachi; quando assume hanmi-no-kamae la posizione è un po’ ruotata verso sin così da ridurre la parte del corpo visibile, anche se la spalla sin resta sempre visibile a Uchi-tachi, tale posizione viene assunta avanzando leggermente il piede destro, in tal modo il tallone del piede sin ruota un pò all’interno

  • In hanmi-no-kamae la lama può essere sia con il filo verticale sia leggermente a destro e quindi la mano destra un leggermente spostata a destra, ma il kensen sempre indirizzato al mi-ken o all’occhio sinistro

  • Quando Uchi-tachi assume hidari-jodan, il kensen del ko-dachi, deve essere indirizzato verso il centro del viso di Uchi-tachi, quando Uchi-tachi è in gedan-no-kamae, il kensen del ko-dachi deve essere indirizzato allo sterno (kyo-bu)

Ippon-me

  • Uchi-tachi termina l’attacco di men con il corpo eretto o poco inclinato in avanti, comunque meno che in o-dachi-ippon-me

  • L’uke-nagashi di Shi-tachi deve essere eseguito tenendo chiuse tutte e cinque le dita sull’impugnatura, il teno-uchi deve essere morbido

  • Per lo zanshin, Shi-tachi assume migi-jodan portando la mano destra alla altezza che avrebbe lo spazio tra le due mani qualora fosse in morote-jodan con il bokuto

  • Al termine Uchi-tachi torna al centro facendo un passo indietro.

Nihon-me

  • La guardia hanmi assunta da Shi-tachi, viene fatta tenendo leggermente il filo della lama orientato in basso-dx ed il kensen sempre indirizzato al centro del corpo del compagno all’altezza dello sterno (kyobu)

  • Pressato da Shi-tachi, Uchi-tachi indietreggia con il piede dx e porta il bokuto all’altezza di waki-gamae ma non assume tale guardia perché attacca immediatamente men, in un solo movimento (icchi-byoshi)

  • Quando Uchi-tachi indietreggia per la pressione del compagno, Shi-tachi avanza indirizzando il kensen alla gola di Uchi-tachi tenendo il filo del bokuto orientato verso il basso

  • Uchi-tachi termina l’attacco di men con il corpo eretto o poco inclinato in avanti, comunque meno che in o-dachi-ippon-me

  • L’uke-nagashi di Shi-tachi deve essere eseguito tenendo chiuse tutte e cinque le dita sull’impugnatura, il teno-uchi deve essere morbido ed il corpo, al momento della ricezione, ruotato a sinistra

  • Quando Shi-tachi afferra il braccio dx di Uchi-tachi, non deve muovere i piedi, ovvero deve aver già valutato la corretta distanza durante l’esecuzione dell’attacco, portatndo il ko-dachi al fianco per lo zanshin, deve indirizzarne il kensen alla gola ed il filo della lama orientato verso il basso-dx.

Sanbon-me

  • Shi-tachi ruota il corpo come per i due precedenti kata ed assume gedan portando il kensen 3-6 cm sotto il ginocchio con la lama verticale ed in linea con il centro del corpo

  • La posizione del corpo ed il movimento di avanzamento sono simili ai primi due kata

  • Shi-tachi esegue suriage, ricevendo l’attacco di Uchi-tachi, all’altezza di tsuba-moto (circa 10 cm sopra la tsuba), quindi esegue suriotoshi facendo scorrere il ko-dachi lungo il bokuto di Uchi-dachi sino all’altezza di tsuba-moto (circa 10-15 cm dalla tsuba del bokuto) ed indirizzando la spinta verso l’esterno dx di Uchi-tachi, ovvero avanti a sinistra rispetto a se stessi

  • Il migi-do di Uchi-tachi deve essere eseguito avanzando il piede sin davanti a se e non verso l’esterno sin.

  • Lo zanshin di Shi-tachi, dopo i tre passi avanti è simile a quello del secondo kata.

Competizioni (Shiai)>

Competizioni (Shiai) #

I combattimenti di kendo (shiai) si svolgono su di un’area quadrata di 9-11 metri di lato; si affrontano due avversari contrassegnati da una striscia rossa e da una bianca. Vi sono tre arbitri: il SUSHIN (arbitro centrale) e due FUKUSHIN (arbitri laterali). Il Sushin è responsabile dello svolgimento e del risultato del combattimento. Tutti e tre gli arbitri sono responsabili nel determinare lo YUUKOU DATOTSU (punto valido), così come gli atti proibiti.

Lo YUUKOU DATOTSU è definito come un preciso colpo o una stoccata fatta nell’area DATOTSU BUI della armatura utilizzando l’area DATOTSU BU dello shinai con grande spirito, buona postura e seguito da ZANSHIN (stato mentale e fisico di allerta contro il contrattacco dell’avversario).

Ogni arbitro porta con se una bandierina rossa ed una bianca. Lo Yuukou Datotsu si segnala alzando la bandierina corrispondente al combattente che ha effettuato l’attacco, se almeno due arbitri concordano nello yuukou datotsu segnalato, si attribuisce un punto al combattente che lo ha effettuato. La maggior parte dei campionati si realizza in SANBON SHOBU (tre punti), in sambon shobu il primo dei contendenti a segnare due punti è il vincitore. Se il tempo del combattimento termina e solo un contendente ha segnato un punto, lo stesso vince l’incontro, il tempo limite per i campionati è di 5 minuti; per i tornei locali è generalmente inferiore, usualmente 3 minuti. Se non vi è un vincente alla fine del combattimento, si disputa un ENCHOU (estensione), durante questo il primo combattente a segnare un punto è il vincitore.

Lo YUUKOU DATOTSU può essere revocato, quando si verificano le seguenti circostanze:

  • Assenza di Zanshin

  • Gesti esagerati di esultanza

ATTI PROIBITI

I seguenti atti proibiti causano la perdita dell’incontro al partecipante che li commette:

  • Abuso di droghe

  • Insulto all’avversario o agli arbitri

  • Uso di protezioni non autorizzate

I seguenti atti proibiti determinano un HANSOKU (ammonizione) per il combattente che li commette; quando si ricevono due HANSOKU, l’avversario segna un punto:

  • Uscire dall’area di gara

  • Lasciare cadere lo shinai o perdere il controllo sullo stesso per più di un momento

  • Fare lo sgambetto all’avversario o fare una spazzata per farlo cadere

  • Spingere ingiustamente l’avversario fuori dell’area di gara

  • Richiedere una sospensione dell’incontro senza giusta causa

  • Piazzare una mano sull’avversario o afferrarlo

  • Afferrare lo shinai dell’avversario

  • Toccare il proprio shinai sulla punta

  • Posare intenzionalmente lo shinai sulla spalla dell’avversario

  • Perdere tempo ingiustificatamente

  • Fare tzuba zeriai ingiustificatamente

  • Effettuare un colpo o una stoccata scorretti

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Bushido #

Bushido in giapponese significa, letteralmente “ Via del Guerriero” (Bushi: guerriero – Do: via), il Bushido rappresentava dunque il codice d’onore dei Samurai, cioè della casta guerriera del Giappone feudale, e ne guidava tutti gli aspetti dell’esistenza.

Il termine Samurai (lett. “servitore”) comparve per la prima volta durante il periodo Heian (794-1185) ad indicare i membri dell’aristocrazia di provincia che si armarono con eserciti personali per difendere i propri possedimenti agricoli, successivamente i Samurai divennero la struttura portante del Bakufu, il governo giapponese (la cui massima carica era ricoperta dallo Shogun), sia come guerrieri che come amministratori; il Samurai era talmente legato al proprio signore, per il quale stilava un vero e proprio patto di sangue, che alla morte di questi diventava un Ronin ( un Samurai errante, lett. “uomo onda”).

Il Bushido quale codice del samurai venne messo per iscritto nel famoso testo Hagakure (“ All’ombra delle foglie”) da Tsuramoto Tashiro, il quale raccolse le regole del monaco-samurai Yamamoto Tsunemoto; ritroviamo in questo codice comportamentale principi di ispirazione buddista, scintoista, taoista e confuciana, ma ciò che influenzò il Bushido sono certamente i precetti Zen con cui si fuse strettamente.

La vera forza di un Samurai non risiedeva nella abilità tecnica (pur elevatissima) ma nella fermezza interiore e nel distacco; un Samurai non giocava mai con la propria o altrui vita, non si esponeva sconsideratamente a pericoli inutili (mediante il distacco dalla morte apprendeva il vero valore della vita, ma la vita restava comunque un qualcosa da proteggere perché rispecchiante l’armonia del cosmo); un samurai non provava né avversione né timore per l’avversario, anzi lo rispettava completamente.

La morte migliore per un Samurai era quella nel pieno delle forze manifestando coraggio ed onore, come fa il fiore di ciliegio quando si stacca dall’albero nella sua totale integrità

( “Hana wa satura gi – Hito wa bushi” : il migliore dei fiori il ciliegio, il migliore degli uomini il Samurai).

Il Samurai doveva possedere:

  • senso del dovere (Giri)
  • risolutezza (Shiki)
  • generosità (Ansha)
  • fermezza d’animo (Fudo)
  • magnanimità (Doryo)
  • umanità (Ninyo) e rispettare rigorosamente i seguenti sette punti.
  • Chi: saggezza e giusta decisione
  • Yu: valore e coraggio
  • Jin: amore universale, benevolenza verso l’umanità
  • Rei: retto comportamento
  • Makoto: sincerità totale
  • Meryo: onore e gloria
  • Chugi: lealtà e devozione.